In questa recensione mi occupo di
un CD del 1997: si tratta di Alive in L.A. del chitarrista
californiano Lee Ritenour (GRP 98822).
Il nome di questo musicista viene
prepotentemente alla ribalta nei primi anni ottanta dopo
l’avvenuta consacrazione della musica fusion a seguito dei
seminali dischi di Miles Davis che, alla fine degli anni
sessanta, aveva sovvertito i canoni del jazz (“In a silent
way” ma sopratutto “Bitches brew”) e dei Weather Report
successivamente che l’avevano sviluppata;
Il nostro, rinomato session man
dell’area di Los Angeles, viene messo sotto contratto, nei
primi anni ottanta appunto, dall’etichetta Elektra.
Passerà più tardi all’etichetta
GRP che si affermerà in seguito, nella seconda metà degli anni
ottanta, come la prima casa discografica in assoluto per
produzioni di “certa” musica fusion, tanto da parlare di suono
GRP (Chick Corea Electric e Acoustic band, i fratelli Don e
Dave Grusin, Kevin Eubanks, Return to forever, Yellowjackets,
ecc.).
In quegli anni l’ambiente fusion
è in pieno fermento e Lee Ritenour sviluppa il suo suono
attraverso produzioni rimaste come indicazioni di quel
particolare sound: “Banded together”, “Rit”, “Festival” solo
per citare alcuni dischi.
In essi suonano i migliori
strumentisti di quel periodo: David Hungate, Paulinho Da
Costa, Jeff Porcaro, Abe Laboriel, Greg Phillinganes, Marcus
Miller, Omar Hakim e molti altri.
Con la fine degli anni ottanta il
sound fusion targato GRP, dopo innumerevoli produzioni,
qualcuna anche di dubbio gusto, si involve e perde la sua
carica innovativa diventando solo esercizio di stile; i tempi
stanno cambiando e la fusion sembra rimanere intrappolata nei
suoi cliché.
Anche Lee Ritenour sembra
accusare il colpo e gradualmente riduce le sue produzioni
defilandosi in attesa di riordinare le idee.
Questo cd segna in un certo senso
il ritorno del chitarrista alla luce dei riflettori in una
maniera però leggermente diversa dal suo vecchio approccio,
molto più elettrico, alla musica fusion.
Si tratta di un disco dal vivo
registrato in diverse serate allo Ash Grove club di Santa
Monica, California tra il 23 e il 25 gennaio del 1997; il
piccolo club giova molto a Ritenour che, per andare ancora più
sul sicuro, chiama a raccolta una band composta da vecchi e
nuovi amici.
La band, affiatatissima,
comprende, oltre allo stesso chitarrista, il bassista Melvin
Davis, il tastierista Barnaby Finch, il pianista Alan Pasqua,
il sassofonista ex Miles Davis Bill Evans e lo spettacolare
batterista degli Earth, Wind & Fire Sonny Emory.
I dieci pezzi alternano
composizioni dello stesso Ritenour ad altre firmate da Wes
montgomery e da Deodato.
Si passa quindi dalla fusion di
“A little bumpin’” e “Night rhythms” al funk di “Rio funk”,
dal new bop di “Uptown” allo swing moderno di “4 on 6”.
I risultati si sentono subito al
primo ascolto perché il disco risulta estremamente godibile ed
il suono compatto ed immediato; lo stile di Ritenour,
abbandonati ormai del tutto gli eccessi elettrici del passato,
si rifà ora al maestro Wes Montgomery (che omaggia in “Boss
City” e “Wes bound”) mentre i suoi compagni tessono un tappeto
ritmico ottimo con in evidenza soprattutto il bassista Melvin
Davis con il suo stile slap così pieno e corposo ed il
batterista Sonny Emory eccezionale in alcuni passaggi.
La tecnica esecutiva di tutti i
componenti la band è comunque sopra la media per un disco
dalla perfezione e pulizia musicale notevole; Non è certo un
capolavoro, forse manca un poco di phatos e di cuore, come
dire…. tutto troppo perfetto e algido….ma che suoni e che
bravura sugli strumenti!
In ultimo parliamo della
registrazione che, pur essendo in ambiente live, è, secondo
me, da riferimento per pulizia di suoni e ottimizzazione
scenica; ottimo per testare impianti con dinamica spinta e
velocità dei transienti elevata.
tommasopanunzi@hotmail.com

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