Daniele Esposito
" Departures"
Brani:
1)
Airport
2) Earth
3) Satellite
4) Tears' Drops
5) Droid on Asteroid
6)
My People
7) Seaport
8) Snow in the park
9)
Swan
10)
Breakfast
(One)
11) My Peolple (Reprise)
Musicisti:
Daniele Esposito -
Contrabbasso
Francesco Villani – Piano
Pierluigi Villani –
Batteria
|

Recensione di:
Franco
Giustino
fgiustino@libero.it
Fabrizio Ciccarelli
egozero@alice.it |
NoVoices Records distribuito da
Wakepress s.a.s.
Un bel trio
pensoso e che funziona quello del creativo contrabbassista
Daniele Esposito alla sua prima prova da leader, con Francesco
Villani al piano e Pierluigi Villani alla batteria. Atmosfere
sofisticate: Francesco Villani sembra apprezzare il sound
equilibrato e privo di autocompiacimenti di Jarrett ed Evans,
ben arrangiate appaiono le composizioni, tutte opera di
Esposito, toccate di note dark, notturne, meditative;
il modo di interpretare è molto moderno, segnato da un
linguaggio colto fatto anche di dissonanze che avvicinano il
tutto ad uno stile nordico, vicino alle produzioni ECM. Forse
la registrazione non dà un grande senso di profondità:
peccato, perché così vengono ridotte le potenzialità
espressive degli armonici del double bass ed il rullante resta
un tantino in secondo piano, come anche i piatti, tanto da
sembrare opachi. Però questo è un fatto tecnico e
assolutamente personale; artisticamente nulla da dire fino
alla traccia n° 5, “Droid and
Asteroid”. Condivisibili le scelte stilistiche
molto individuali, non completamente originali ma senza dubbio
di spessore. In questa track il pentagramma sembra incerto in
quale direzione esattamente dirigersi, pare forzato anche
l'interplay, come anche i brevi breaks della batteria: in
gioventù si fanno peccati, si sa, consideriamoli veniali.
Quello che
colpisce in maniera immediata è il contrabbasso di Esposito,
non sbaglia mai un solo, la sua tecnica è davvero molto
convincente: la sua spontaneità esecutiva è luminosa e non
priva di spazi riflessivi evoluti e di intensa modernità.
Forse
sarebbe stato meglio variare di più i tempi delle
composizioni, che, dalla 7° track,
“Seaport”, sono sempre
piuttosto simili: tempo comune, controtempi, "larghetti". E’
anche vero, in ogni caso, che è un’opzione individuale di
fraseggio e di sensibilità: ognuno suona come meglio crede (e
ci mancherebbe…), pertanto condivisibile e comprensibile è da
considerarsi la scelta. I margini di evoluzione stilistica
paiono comunque essere notevoli.
Veniamo ad
alcune, piccole, dolenti note: le ultime due tracce del disco
ripetono il già suonato. Il trio aveva già dato - e molto - in
precedenza, i due brani nulla aggiungono al disco, anzi, si
rischia che ad un ascolto disattento possa corrispondere la
sensazione di un déjà écouté.
In
conclusione, l’ esordio è comunque convincente per Esposito e
compagni. Riportiamo solo alcune modeste perplessità per puro
dovere di cronaca.
Alcune considerazione di
Daniele ESPOSITO su “Departures”
“L'idea
di "Departures" è nata da un momento intenso di scrittura,
avevo messo a terra molti brani che ritenevo validi e ne ho
scelti una rosa da destinare al mio "primo disco".
Il nome
Departures viene dall'idea del "viaggio interiore", cosa che
ci capita con una certa facilità quando abbiamo a che fare con
la scrittura di un brano. Anche se registrato un anno e mezzo
fa trovo ancora che alcuni temi siano molto belli, mi
piacciono perchè risultano all'orecchio semplici, anche se in
realtà improvvisarci sopra è una vera e propria maledizione,
le armonie sono da capogiro e le strutture lunghe ed impervie.
Alcuni
brani hanno una piccola storia,
“Satellite” ad esempio l'ho scritto (sul telefonino!)
all'osservatorio astronomico mentre era in corso una lezione
sui satelliti a dir poco strepitosa di Margherita Hack nel
periodo in cui Marte fu molto vicino alla terra; dal grande
occhio dell'osservatorio era una grande palla rossa,
incredibile.
Il tema
di “Satellite” è circolare, a
simulare il movimento di un satellite intorno ad un pianeta e
la ritmica è fissa, rafforzando così il senso di corpo fermo e
corpo in movimento.
“Airport”
invece l'ho scritto dopo aver ascoltato "Music for Airports"
di Brian Eno, perchè mi ha sollevato la domanda rispetto a che
musica si potrebbe ascoltare in un aeroporto senza correre il
rischio di addormentarsi e perdere l'aereo.
“Seaport”
invece è quel brano che rappresenta in maniera molto ben
definita le mie sensazioni di quando devo affrontare un
viaggio: al momento dell'imbarco angoscia e difficoltà nello
staccarmi dalla routine ma appena si “tolgono gli ormeggi”
ecco una grande spensieratezza e voglia di "nuovo".
“Tears' Drops”
l'ho immaginato come un dialogo tra due persone che si amano
in cui le lacrime che gocciolano dal viso sono le note del
tema e sono dolci come le parole che si sussurrano
all'orecchio. Sono ammessi pernacchi, sfottò e alcuni insulti!
“Breakfast (One)”
invece è dedicato al risveglio mattutino come a ricordare che
il mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca, il
mattino ha l'oro in bocca, il mattino ha l'oro in bocca,
insomma chi ha visto “Shining” è rimasto segnato per sempre.
Altra
curiosità di questo brano è che a "Breakfast" ho dovuto
aggiungere quello stupido "(One)" perchè quando ti chiami
Esposito e registri un brano alla SIAE la probabilità che ti
arrivi una lettera con richiesta di cambiare il titolo al
brano per caso di omonimia diventa esponenziale!!!
Ad ogni
modo registrare il primo disco in veste di leader mi è servito
molto, spero di avere messo a fuoco alcune cose.
Lo capirò
solo al prossimo CD e quindi a presto!!”
Franco
Giustino
fgiustino@libero.it
Fabrizio
Ciccarelli
egozero@alice.it
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