Il brutto
anatroccolo – Mai fidarsi delle apparenze!
di Franco
GIUSTINO
Abito a Roma,
città notoriamente dispersiva e frenetica, dove la gente diviene
immediatamente nervosa non appena sale in macchina, conscia del
“calvario” che dovrà subire. Nel palazzo ci si conoscete
tutti, chi più chi meno. Alcune volte mi sono incrociato con un
ragazzo (dall’aspetto non dall’età!!) del terzo piano, tal
Maurizio (scoprirò in seguito noto autocostruttore romano), una
volta io con in braccio un Thorens, alcune volte lui con in grembo
un Dynaco. Da alcune occhiate, a quello che rispettivamente
imbracciavamo e da altri piccoli segnali, è stato subito chiaro
che eravamo entrambi seriamente “contagiati” dal virus
dell’Hi-Fi. E’ stato giocoforza, come tutti quelli solidali nella
passione, che stringessimo una amicizia musical-costruttiva.
Alcuni giorni fa Maurizio mi ha chiesto: “senti Franco ho
terminato alcune modifiche su di una mia creatura, ti andrebbe di
fare una sessione di ascolto da te? gradirei una tua impressione”.
Non me lo sono fatto ripetere due volte, convinta la famiglia -
complice la meravigliosa giornata primaverile, tipicamente romana
(qualcosa di buono almeno abbiamo!!) – che con tempo così era un
peccato restassero a casa. Così come due “carbonari” ci
siamo furtivamente incontrati a casa mia. Maurizio si presenta
puntualissimo all’orario fissato, portando con se alcune orrende
scatole di colore rosso Ferrari, la mia espressione di disgusto
vedendole era evidente. Maurizio, accortosene, mi ha
immediatamente precisato: “si, sono un tantinello bruttini i
contenitori, ma sono un prototipo”.

Sempre più
scettico, poggiamo i contenitori sul piano, ed iniziamo a
collegare. Operazione che richiede qualche minuto, c’è un pre con
il suo alimentatore, idem per il finale; intanto mi parla di
valvole, di mosfet…..Bho!. Mentre procediamo, sbircio all’interno
dei quattro scatolotti, devo riconoscere che nonostante
l’apparenza, il cablaggio, la costruzione, risultano ordinate, pur
nella loro semplicità. Il momento di accendere è giunto, una
specie di ghigno di sufficienza, neppure molto velato, appare sul
mio volto: “come vuoi che suonino questi obbrobri!!”.
Attendiamo qualche istante che le valvole del pre vadano “in
pressione”. Nel cd c’è Julian “Cannonball” Adderley, il disco
“Know What I Mean?” ed il brano “Waltz for Debbie”. Un brivido
elettrico mi parte dalla schiena terminando nelle estremità. Ciò
che sento, già dall’inizio, e stupefacente. Immediata è la
sensazione di precisione e dettaglio. I colpi del contrabbasso
sono perfetti, senti la corda che colpisce la struttura in legno
dello strumento. In una sorta di “trance uditivo”, comincio
a tirare fuori dai contenitori tutti i cd che meglio conosco, i
miei preferiti. Il disco celebrativo della Enia Records, traccia
quattro: caspita il sassofonista ha l’ancia del suo strumento
rotta!! Poi “Between the sheets” dei Fourplay, che
generalmente uso per testare i bassi, con quel particolare
attacco. Fuoriescono piacevolmente corposi, un godimento per le
orecchie, ad un “valvolofilo” al 100%, spesso non è dato di
udire bassi così belli e profondi. Un dubbio mi assale, e le voci?
Chi meglio di Diane Schuur dei tempi migliori in “Reverend Lee”.
Anche qui punteggio massimo, stupefacente! Cambio genere, voglio
proprio metterlo alle corde questo brutto anatroccolo! Con Santana,
il disco “Shaman” ed il brano “The game of Love”. La voce di
Michelle Branch, è perfettamente integrata con la chitarra dell’ ”arzillo
vecchietto” Carlos, e con il resto degli strumenti.
Poi “So
What” del magico trust di musicisti di “Kind of Blue” di Miles
Davis. Quegli orrendi cosi sprizzano corrente da ogni dove,
nonostante l’esigua potenza (20+20 w), mai un cenno di cedimento,
non mollano mai anche in situazioni critiche. La ricostruzione
scenica è da “live concert”, sento gli strumenti lì
davanti, quasi stessero suonando solo per me. Potrei andare avanti
per ore nel racconto delle sensazione provate, consentitemi una
affermazione: certe emozioni le avevo provate solo ascoltando
macchine di caratura hi-end, dai nomi altisonanti e dal costo di
un box. Ritengo che spesso, anche nelle elettroniche blasonate, si
strizzi l’occhio a qualche compromesso economico. Qui no! Tutto è
“no compromise”, i componenti sono quanto di meglio e di
più rispondente alla filosofia del progetto possa esistere. Badate
bene, non sto parlando di cifre iperboliche, ma di un costo di
materiali vicino al prezzo di un medio ampli per HT. Da qui la
curiosità di sapere da Maurizio com’era nata l’idea di questo
ampli, qualcosa di più tecnico e la possibilità di creare un
integrato, che per altro ho già prenotato! Questa e stata la sua
risposta:

Perchè un ampli
ibrido?
Parlare di scelte
progettuali è sempre difficile. Spesso la nascita di un
particolare tipo di ampli è dovuta a fattori esterni quali:
delusioni da precedenti lavori che hanno disatteso le premesse,
casa piena di componenti accumulati negli anni con la solita
filosofia "tanto primo o poi li uso", folgorazioni mistiche dovute
a partecipazioni a forum con conseguenti rimuginazioni notturne.
L'insieme di questi fattori ha determinato la nascita di questo
finale (che presto diventerà un integrato). La semplicità è una
caratteristica di questo progetto. Volevo avere un finale con 0
feedback totale, non limitato in corrente, con una grande dinamica
ed una ottima ricostruzione scenica. Ho sempre amato la
configurazione SRPP valvolare, per i suoi molteplici vantaggi
(dinamica, bassa impedenza in uscita, qualita' del suono) e
l'accoppiamento senza usare altri semiconduttori ai mosfet
(componenti elettricamente simili alle valvole, ho detto simili
non uguali!!!) mi ha sempre molto stuzzicato. Teoricamente, in un
circuito del genere, sia le valvole che i semiconduttori
dovrebbero lavorare al meglio delle loro caratteristiche: valvole
amplificano segnale, mosfet corrente. Il rischio di feedback 0,
era quello di avere un'immagine gonfia,eufonica e poco definita.
Dopo avere lavorato molto sulla polarizzazione dei finali, credo
di avere raggiunto un buon risultato.

Decisamente si!
Mi associo in pieno. Ho chiesto gentilmente a Maurizio di
lasciarmi “i mostri” (qui il significato è doppio!!), a casa per
qualche altro giorno ma gli confesso, attraverso queste pagine,
che sono momentaneamente presi da me in “ostaggio”,
verranno rilasciati non appena busserai alla mia porta (con i
piedi), lasciandomi l’agognato integrato!!!!
Se volete
maggiori informazioni tecniche potete contattare Maurizio al
seguente indirizzo:
Costruzione a cura
di:
maurarte1@tiscali.it
Recensione a cura di:
fgiustino@libero.it

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