Come prima cosa vi consiglio di
visitare il sito ufficiale di Antonello a questo indirizzo:
http://it.geocities.com/antonellosanti/index.html
Introduzione
Era già qualche tempo che
volevo fare qualche prova con
altoparlanti full-range; avevo
utilizzato qualche componente di derivazione
car per realizzare casse economiche, e mi aveva colpito la
coerenza dell’emissione e l’immagine che si era rivelata sempre
piuttosto buona (in rapporto alla provenienza degli altoparlanti).
Ho cominciato a
interessarmi della gamma Fostex: dai
pareri trovati in rete sembrano altoparlanti dotati di un discreto
rapporto qualità prezzo, con in più il vantaggio di poter trovare
tanti progetti, da quelli consigliati da mamma
Fostex a quelli più fantasiosi; ho
acquistato quindi una coppia di Fe
107, un po’ perché preferivo un modello di piccolo diametro, un
po’ perché era il modello che costava meno… dopo poco è uscito il
modello successivo, l’Fe 107E, con
parametri simili ma un cono differente che dovrebbe migliorare la
resa in gamma alta... Rispetto ai forse più comuni
Fe 103 (ed Fe103E ) la serie ‘7’ è
quella dedicata ad un utilizzo audio-video; utilizza gli stessi
coni (alla faccia di chi dice che la serie ‘3’ suona meglio in
gamma alta), un magnete schermato e differenti parametri
ottimizzati per un utilizzo in bass
reflex.
Il fatto di scegliere un modello di
diametro ridotto consente di privilegiare
la dispersione rispetto alla capacità di riproduzione delle basse
frequenze. I maggiori limiti dei modelli di dimensioni maggiori,
secondo me, stanno più nell’eccessiva
direttività dell’emissione, decisamente
elevata, piuttosto che nella mancanza di alte frequenze. Questa
seconda carenza può essere ovviata
dall’utilizzo di un buon supertweeter;
aumentare la dispersione richiede un tweeter,
piuttosto che un supertweeter. Il
risultato si avvicinerà maggiormente ad un classico 2 vie
piuttosto che al cosiddetto “largabanda
aiutato”.
Comunque io
ho fatto la mia scelta, che non è detto essere la migliore ma che
comunque è motivata dalla decisione di sfruttare la maggiore
dispersione propria di un altoparlante di piccolo diametro,
aiutando le carenze in bassa frequenza con l’ausilio di un buon
subwoofer o di un valido
woofer.
Il classico esempio della coperta
troppo corta è particolarmente vero per i
largabanda; il vantaggio di utilizzare un tale altoparlante
è basato principalmente dalla coerenza di
emissione in quella banda audio che è sempre stata molto
importante, che è quella che riguarda in modo particolare le voci,
sia maschili che femminili. Un classico 2 vie
ha in genere un incrocio intorno ai 2500hz, una frequenza
nella quale un cambiamento dell’emissione dal
woofer al tweeter può diventare
evidente. Un 3 vie è avvantaggiato dal
fatto che le frequenze centrali vengono riprodotte da un unico
altoparlante, qundi si riporta una
coerenza di funzionamento più simile al
largabanda con il vantaggio di una estensione maggiore alla
basse ed altre frequenze. La controparte ovviamente può essere
di ordine economico (si tratta di
acquistare pur sempre 3 altoparlanti) e una certa difficoltà nel
realizzare il filtro tra wooer e
mid per evitare una impedenza
risultante troppo bassa, rotazioni di fase elevate e quindi una
pilotaggio difficile da parte
dellìamplificatore.
Un largabanda
può essere, a mio avviso, visto come
un midrange la cui gamma di
funzionamento è piuttosto “allargata” in alto ed in basso, dotato
di una membrana molto leggera adatta a seguire i segnali musicali
con rapidità. Un aiuto alle frequenze adiacenti può non essere
“disdicevole”, lasciando all’altoparlante la maggior parte della
gamma da riprodurre ed intervenendo solo dove le
carenze diventano macroscopiche. Resta,
almeno nei full range di piccolo
diametro, una leggerezza anche nelle frequenze intorno ai 100-150
hz, quindi al di fuori del funzionamento della
gamma del subwoofer, una certa
mancanza di linearità che per qualcuno
è inaccettabile, per altri fa parte del suono affascinante di
questi oggetti e rappresenta un prezzo pagato volentieri a fronte
della coerenza, ed un suono un po’ sparato verso le
medio-alte frequenze.
La linearità non è un parametro che è
tenuto con la stessa considerazione tra i vari produttori
di altoparlanti, i famosi
Diatone e Pioneer
sono altoparlanti dalla bassa efficienza ed elevata linearità, i
Lowther sono famosi per le risposte in
frequenza “aguzze” in gamme media (tanto che l’utilizzo
preferenziale è quello in diffusori a tromba, che
equalizzano la risposta finale), i
Fostex sono generalmente più lineari,
ma non tutti: alcuni modelli più grandi sono progettati per essere
utilizzati con un caricamento a tromba. I
Supravox rappresentano delle vie di mezzo tra linearità ed
efficienza.
Alla fine la scelta dei piccoli
Fostex per me è stata relativamente
obbligata, visto che in ogni modo era sostanzialmente il mio primo
approccio a quest’affascinante mondo,
garantivano una discreta linearità e dispersione,
e se si fossero rivelati poco interessanti (almeno per i
miei gusti) avrebbero occupato poco posto in qualche cassetto…
In ogni caso, per farsi un’idea della
popolarità di questi altoparlanti è sufficiente fare una ricerca
con google con i termini “Fostex
Fe107”, oppure “Fe 103”, un altro
modello dalle caratteristiche relativamente simili.
Il progetto
Sul sito Fostex
ci sono due casse consigliate per
l’Fe107E: una in Dcaav, con tre
altoparlanti da utilizzare come canale centrale (non a caso il
magnete è schermato); l’altra è un classico
bass-reflex, circa 6 litri accordati a 90 hz. Questa cassa
è simile a quella consigliata anche per l'
Fe107.
Ma come,
con un full-range ci vuole un
Tqwt od una tromba! Il
bass reflex è sempre molto denigrato,
soprattutto quando si parla di
altoparlanti di questo tipo. In realtà, se ben progettato, il
bass reflex può essere sempre valido.
Le critiche che sono fatte sono in genere
legate al basso troppo “rimbombante” e lento che produce, e
alla sporcizia sonora che esce dal tubo di accordo. Entrambi gli
effetti sono dovuti ad una
progettazione poco accurata, soprattutto quando punta alla
riproduzione della frequenza più bassa possibile. Non voglio
dire che il
bass-reflex sia il miglior tipo di caricamento: ognuno ha
pregi e difetti, che devono essere sempre considerati, e dipende
anche dal tipo di altoparlante utilizzato: le trombe per bassa
frequenza ad esempio hanno in genere una lunghezza non
indifferente, che comporta una differenza della distanza che deve
essere percorsa dal segnale; un altoparlante montato in
Tqwt risente di una escursione non
indifferente del cono, che per nel caso del
Fostex è pari a 0.35 mm… Occhio quindi a cosa si sceglie, e
occhio soprattutto a chi spara a 0 su un tipo di caricamento
piuttosto che un altro, la verità non è sempre da una sola parte
(anche perché altrimenti non si capisce perché esistono tanti tipi
di caricamenti diversi, se ne esiste uno meglio degli altri..). In
rete si trovano tanti siti con caricamenti in
bass-reflex, alcuni veramente esigui, altri
sovradimensionati: soprattutto nei siti giapponesi questi
altoparlanti sono piuttosto popolari. Spesso sono utilizzato in
campo audio-video, come consiglierebbe anche il magnete schermato:
occhio a non abbinarli ad ampli di
bassa qualità, però, il risultato ne risentirebbe pesantemente.
Qui sotto riporto il grafico della
risposta in frequenza riportato sul sito
Fostex:



Inseriti i parametri in Audio
for Windows,
ho simulato un caricamento in bass
reflex da 6 litri circa, accordato però per la linea tratteggiata
a 90 hz, con la linea continua a 80. L’accordo a 90 hz rende più
ricco il suono verso i 100-110 hz, in modo da far sembrare la
cassa un po’ più “grande”, mentre
l’altro risulta essere più lineare e più asciutto, con un guadagno
di qualche db verso gli 80hz; una possibilità è quella di
utilizzare i tubi di accordo di lunghezza variabile per consentire
di valutare i due risultati, visto che il volume resta uguale e
cambia solo la lunghezza del tubo.

Come detto,
Fostex consiglia una cassa di 6 litri circa, con un tubo
di accordo di 5 cm per 9,3 di
lunghezza. Considerato anche l’ingombro dell’altoparlante, del
tubo e l’aumento virtuale del volume dovuto all’assorbente, il
risultato è di circa 6,5 litri, con un accordo a circa 83 hz,
quindi simile a quanto simulato.
Qui sotto qualche foto della
realizzazione: come si vede ho optato
per il posizionamento del tubo nel lato inferiore, per evitare che
escano suoni sporchi dal tubo stesso. Per le dimensioni mi sono
mantenuto sostanzialmente su quanto indicato dalla
Fostex, solo un’altezza inferiore di
qualche centimetro e una profondità maggiore per mantenere il
volume inalterato.

La cassa è costruita in
mdf da 16mm
e rivestita in multistrato da 4mm; in questo modo si ottiene un
insieme piuttosto “sordo”, grazie anche alla presenza all’interno
di uno strato di antirombo per auto in fogli autoadesivi (si
trovano nei negozi di accessori per carrozzerie). Tali fogli
costano poco ma hanno una capacità
notevole nello smorzare le vibrazioni. Tra le due pareti laterali
ho inserito successivamente una
traversa di congiungimento, riducendo ulteriormente le vibrazioni
e ottenendo una cassa che, grazie alle dimensioni contenute, non
colora il suono dell’altoparlante. Da prove effettuate ho notato
che le traverse tra pareti opposte rappresentano uno dei modi più
efficaci per smorzare la cassa.
All’interno ho utilizzato degli avanzi
di poliuretano e assorbente acrilico, riempiendo
più o meno il volume ma assolutamente
senza pressare il tutto. La presenza di
assorbente è fondamentale per evitare che le risonanze interne
tornino indietro e vadano a colpire la membrana del cono,
colorando il suono. È una situazione da evitare per tutti gli
altoparlanti, a maggior ragione per i
largabanda, dotati in genere di membrane molto leggere e
quindi molto sensibili a situazioni simili.
L’estetica attuale è già
variata leggermente rispetto alle foto
che riportate visto che ho riscartato
e riverniciato le casse togliere un po’ di imperfezioni. Gli
spigoli sono fatti da listelli 5x5 mm incollati e
successivamente smussati e scartati
accuratamente. Un lavoro che richiede una
certa pazienza, ma che ripaga per la rifinitura che ne viene
fuori, visto che nasconde il “lato brutto” del multistrato.
Una grande mano la dà la fresatrice,
che permette di creare in maniera abbastanza semplice gli scassi
per accogliere i listelli; in assenza di questa è necessario
lavorare il multistrato in maniera molto precisa in modo da creare
gli scassi dagli spigoli; la foto seguente chiarisce un po’ l’idea
che ho cercato di esprimere a parole:

La finitura è ottenuta semplicemente
utilizzando dell’impregnante color mogano finitura
satinata acquistato da Brico star, con
l’utilizzo di uno stucco per legno colorato per tappare alcune
imperfezioni. Con il classico senno di poi avrei utilizzato prima
un turapori per limitare l’utilizzo dell’impregnante, con il
vantaggio che le zone stuccate ( o quelle con qualche goccia di
colla) diventano meno visibili. L’importante è anche carteggiare
molto bene con carta vetro fine, senza
eccedere con l’uso di quella grossa visto che la base è
multistrato quindi già abbastanza liscio di suo e piuttosto fine
come spessore.
http://it.geocities.com/antonellosanti/index.html
antonellosanti@yahoo.it
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