CIARE H03.2 DI LUCA
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Complimenti Luca un gran lavoro spiegato molto bene, grazie da parte di tutti. Home Two Le risorse economiche certamente limitate lasciano poco spazio a decisioni che non riguardino prettamente il suono per una certa fascia di prezzo (come dire spender tutto solo per un’auto dalla carrozzeria stupenda ma che dispone di uno scadente motore). I diffusori da scaffale, o da supporto che dir si voglia, rappresentano oggi una delle scelte che va’ per la maggiore nell’ambito della diffusione acustica in ambiente domestico, soprattutto per i costi mediamente accessibili e le caratteristiche di ingombro contenute dovute all’impiego di carichi in bass reflex, e per la facilità con cui si possono ottenere risultati accettabili tecnicamente, accettando alcuni dovuti compromessi.
Il tweeter è un HT262: efficiente ma quanto basta, neutro e allo stesso tempo morbido, grazie anche alle sue caratteristiche costruttive. Questo altoparlante necessita sicuramente di un filtraggio “azzeccato”, preciso e realizzato con componenti di buona fattura, pena il danneggiamento della cupola morbida in seta o il compromettere le caratteristiche elettriche e sonore nel diffusore nel suo insieme. Ho utilizzato tutti condensatori di precisione con bassa tolleranza. Sulla cella del tweeter inoltre mi sono servito di un condensatore al poliestere assiale, su quella del woofer di uno elettrolitico non polarizzato e ho utilizzato induttanze ciare.
Successivamente ho eseguito il cablaggio tra i componenti, gli altoparlanti e i terminali direttamente con saldature tra tutte le parti onde evitare dispersioni e aumenti di resistenza, con cavo bipolare di grande sezione in rame. Dopo ho fissato il filtro all’interno del box, ponendolo su un quadrato di feltro e assicurandolo con dei punti di colla a caldo. Il tubo di accordo, di derivazione edile, ha uno spessore di 3millimetri, un diametro interno di 58 e una lunghezza di 190. Inoltre verso l’uscita sulla parete posteriore è smussato verso l’esterno, garantendo un migliore risultato di emissione e riducendo il tipico “effetto soffio” dei carichi acustici reflex.
Il volume interno, è di 26 decimetri cubi circa. Non è stato necessario introdurre degli elementi rinforzanti internamente al mobile che è abbastanza piccolo e costituisce tutto sommato un unico corpo di legno robusto che risulta ben adatto a combattere vibrazioni e risonanze se ben costruito.
Nel complesso si ha un’impressione di un mobile come nei progetti spesso si vedevano qualche anno fa e si ha la sensazione che il cabinet sia “spigoloso”, d’altra parte tutto questo però conferisce un’immagine molto ordinata e minimale, sicuramente essenziale. I diffusori appaiono inoltre robusti e forti sotto il punto di vista meccanico, almeno questa è l’impressione che ho avuto. Ho ascoltato un numero indefinito di volte e per davvero molte ore gli “Home two”. Il commento che mi sento di fare sicuramente mi è tutto stampato in testa, ormai sicuro dei loro pregi e difetti.
Con la musica leggera e il jazz ho avuto l’impressione che ogni strumento trovasse il suo giusto collocamento nel messaggio musicale, e questo soprattutto per quanto riguarda le frequenze medio-alte, in particolare quelle che vengono ricoperte dalle percussioni, chitarre, tastiere e voci femminili. Ascoltando musica rock i diffusori hanno l’opportunità di far sentire forte la loro sensibilità ed energia, non sembrando affaticarsi molto nei passaggi più cruenti. Credo che data la positività nell’insieme di questa esperienza, indipendentemente dai risultati conseguiti, continuerò a imparare e documentarmi per costruire presto un’altra tipologia di diffusori: quelli da pavimento, chissà…
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